ALESSANDRO RAIMONDI: “PER L’A.S.O. LO SPORT È MOMENTO DI EDUCAZIONE, DI CRESCITA E DI IMPEGNO”
Come redazione di Voce Amica e CernuscoInsieme, abbiamo incontrato il presidente dell’Associazione Sportiva Oratori (A.S.O.) Cernusco, Alessandro Raimondi, e con lui abbiamo cercato di capire che cosa si nasconde dietro gli importanti numeri che caratterizzano questo sodalizio, ufficialmente costituitosi da poco più di un anno. Prima però abbiamo chiesto al nostro interlocutore di presentarsi, anche se è un volto molto conosciuto in città.
«Ho 48 anni e sono felicemente sposato con Natalia e padre di Francesco e Riccardo; figlio di Umberto e Laura nonché fratello di don Luca. Vivo a Cernusco praticamente da sempre. Innamorato dell’Oratorio e delle sue proposte, grazie al cammino percorso nella adolescenza e anche dopo con don Angelo Viganò. Lavoro come funzionario presso il Comune di Cernusco, Nella comunità pastorale Famiglia di Nazaret ho vissuto diverse esperienze: da animatore a responsabile in oratorio, membro del consiglio pastorale e della commissione tecnica, membro del CEAF. Appassionato di alpinismo, che ho praticato con tanti amici sulle fantastiche vette e pareti italiane, sportivo da sempre , dai mitici partitoni all’oratorio fino ai palazzetti dello sport, come allenatore di pallavolo con alcune società e in diverse categorie, ruolo che ancora oggi ricopro con la squadra Open maschile dell’ASO. Ho avuto l’onore di essere un co-fondatore, assieme agli amici Paolo, Giorgio e Ambrogio, della società pallavolo Avis, con il fondamentale aiuto di Mario Spinelli e Flavio Sirtori della locale sezione donatori. Dal 1997 ho accantonato l’impegno sportivo per dedicarmi interamente alla famiglia. Nel 2003 sono entrato a far parte dell’AS SACER, in cui ho ricoperto il ruolo di direttore sportivo e recentemente ho partecipato al percorso di unione delle due società sportive oratoriane, fino all’assemblea del 29 giugno 2010, dove sono stato eletto consigliere e successivamente presidente.»
Forte dell’esperienza dell’AS Sacer e del GSO Paolo VI, il 29 giugno 2010 è stata costituita l’A.S.O. Dopo oltre un anno di attività, le ragioni di quella scelta si sono rafforzate oppure no?
Assolutamente si! Sono convinto che un tale percorso si sta rivelando giorno dopo giorno vincente e convincente. Richiamo solo due ragioni, ma ve ne sono molte altre. La prima: la condivisione con la comunità pastorale del cammino educativo giovanile che vede tutte le attività coinvolte in Oratorio parlare all’unisono e in modo coerente con tutti. Tutti i nostri allenatori e dirigenti conoscono, condividono e propongono le varie iniziative pastorali, si compila il calendario degli impegni sportivi rispettando tutti gli impegni pastorali. Il nostro statuto, in modo chiaro e trasparente, testualmente recita: «L’associazione, opera in uno spirito di partecipazione e in unità d’intenti con la Comunità Pastorale “Famiglia di Nazareth” di Cernusco sul Naviglio, con gli oratori delle sue parrocchie e con le sue componenti. L’Associazione partecipa attivamente all’ideazione, alla definizione e alla costruzione del progetto di “educare attraverso lo sport” all’interno del Progetto pastorale unitario, assumendone un impegno “morale e fattivo” rispetto alla sua attuazione secondo uno stile di “laicato maturo e responsabile». La seconda: la condivisione degli spazi dedicati all’attività sportiva, presenti nei nostri oratori, consente lo svolgimento di attività varie e un loro utilizzo più funzionale, che ci ha portato ad aumentare le nostre squadre.
Aderite al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) – un ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI – che ha un preciso progetto educativo e che penso sia anche il vostro. Ce lo può riassumere brevemente?
La scelta di far parte del C.S.I. è una scelta di continuità con i precedenti gruppi sportivi oratoriani. Il CSI, a mio parere, è la casa dello sport in Oratorio, in assoluta condivisione con la Diocesi e la FOM (Fondazione Oratori Milanesi). Lo statuto del CSI e il nostro riportano negli scopi, la necessità di proporre un movimento sportivo che viva l’esperienza dell’sport come momento di educazione, di crescita, di impegno, ispirandosi alla visione cristiana dell’uomo. Attualmente anche i rapporti con il CSI sono intensi e condividiamo anche diverse iniziative, cito ad esempio la recente Coppa San Vittore, un torneo di calcio disputato in carcere a seguito di un progetto sociale del CSI. Un impegno anche maggiore da parte nostra nel partecipare alla vita del CSI non può che migliorare la nostra proposta educativa e sportiva.
“Per un allenatore giovanile il vero successo è trasmettere ai ragazzi valori che abbiano un solido fondamento etico e siano essenziali e funzionali a un cammino responsabile e consapevole nella società”. La ricetta indicata da Cesare Prandelli, allenatore della nazionale di calcio professionisti, è anche la vostra?
Le parole di Prandelli sono molto belle e cariche di significato, noi ci ritroviamo in queste parole e da sempre sono parte del nostro modo di crescere insieme praticando uno sport, insegnando il rispetto delle regole e degli avversari, il significato di squadra, l’importanza del gruppo e soprattutto il saper vincere e il saper accettare la sconfitta. Sono principi che accompagnano ogni persona nel cammino della vita e non solo in quello sportivo. D’altro canto faccio molta fatica a credere che una società che persegue obiettivi sportivi ed economici all’interno di società professioniste o semi professioniste riesca a mettere in pratica un impegno così bello.
“Vorrei che i genitori portassero i figli a fare sport con il solo scopo di farli star meglio e non perché un giorno potrebbero diventare ricchi e famosi.” Quello che ha detto il ginnasta Jury Chechi trova riscontro nella sua esperienza? I genitori che iscrivono i loro figli alla vostra associazione sono già consapevoli dei valori e delle scelte che vi caratterizzano?
Il rapporto genitori, figli e sport, da sempre è un problema per tutte le società sportive. E noi non siamo da meno. Abbiamo anche vissuto alcuni episodi, per fortuna rari e circoscritti, in cui i genitori hanno tentato di prevaricare le aspettative dei figli, sostituendole con le loro.
A questo tema sia il CONI, che il CSI e pure la Commissione Diocesana per lo sport, stanno dedicando parecchie iniziative e incontri. Noi cerchiamo di essere chiari fin da subito, illustrando i nostri scopi ed il nostro modo d’intendere lo sport, e riusciamo a far capire che da noi l’importante è giocare tutti e divertirsi. Ci sono state famiglie che ci hanno lasciato, preferendo optare per altre scelte, ma dopo pochi anni, o a volte anche l’anno successivo, tornare da noi su esplicita richiesta dei loro figli. Sono le nostre piccole soddisfazioni.
Quante persone (giocatori, allenatori, dirigenti, collaboratori … ) sono coinvolte nell’attività dell’associazione? Quante le squadre che partecipano ai campionati nella stagione appena iniziata e in quali discipline?
Attualmente oltre al consiglio direttivo composto da 9 persone, vi sono almeno tre responsabili per ogni squadra, oltre alle mamme della segreteria, che in questi giorni stanno lavorando intensamente, e ad alcuni collaboratori che si occupano del sito, dei rapporti con il CSI eccetera. In tutto siamo circa 115 tra giovani ed adulti che con il loro impegno consentono a tutti i nostri atleti di giocare.
Le squadre in totale son 32, suddivise in 9 squadre per la pallavolo e 23 per il calcio, che a sua volta è diviso in 9 squadre che disputano campionati di calcio a 11 e 14 squadre campionati di calcio a 7. A questi si devono aggiungere le ragazzine del minivolley, i ragazzini della scuola calcio e gli adulti che praticano attività motoria. La passata stagione abbiamo tesserato oltre 1.000 persone e pensiamo di riconfermarci su questi numeri anche quest’anno. Comunque, chiunque vuole darci una mano è ben accetto, abbiamo sempre bisogno di persone disponibili ad aiutarci, in quanto l’impegno è importante e costante.
Gli atleti riescono a conciliare l’impegno richiesto dalla pratica sportiva (allenamenti e partite ufficiali) con quelli della scuola e delle iniziative oratoriane?
Come ho detto prima è una nostra priorità essere in assoluta sintonia con la pastorale giovanile e pertanto proporre allenamenti e gare che non si sovrappongono con altri impegni pastorali. Per perseguire questo cammino cerchiamo d’inserire in ogni squadra uno o più educatori dello stesso gruppo, al fine di creare un legame ancora più forte tra i ragazzi e l’oratorio. Gli impegni scolastici fino ad oggi non ci hanno mai creato problemi, anche se sarebbe bello un giorno riuscire a trovare una collaborazione con le scuole.
Quali i risultati più importanti conseguiti nello scorso anno?
Pur essendo una società “giovane” e quindi ancora in fase di crescita anche dal punto di vista sportivo, al nostro primo anno, abbiamo centrato l’opportunità di disputare diverse finali provinciali, sia nel torneo invernale che in quello primaverile: siamo vicecampioni provinciali con gli under 14 a 11, protagonisti di una tiratissima finale; abbiamo vinto il premio Fair play con le ragazze Top Junior della pallavolo, ma soprattutto siamo arrivati terzi nel Grande Slam, l’onorificenza più significativa del CSI, attribuita ogni anno alle tre società che più si distinguono per partecipazione complessiva e che ottengono risultati associativi, tecnici e disciplinari di rilievo. Simili risultati al primo anno di vita penso siano una grande soddisfazione per tutti noi.
Come vi sostenete finanziariamente? Tutto è fatto con volontari? È così anche per il vostro sito web?
Le quote che ogni famiglia versa ci consentono di sostenere i costi per l’iscrizione ai campionati, il tesseramento, le tasse gara, i costi per l’uso degli impianti sportivi e la tenuta da gara. Il sostegno di qualche amico ci consente di operare anche qualche investimento strutturale (abbiamo ultimato da poco la ristrutturazione degli spogliatoi all’Oratorio Paolo VI), ma l’attuale situazione economica non ci consente di far di più. Altre realtà riescono, alzando le quote a garantire maggior materiale agli atleti, ma è una scelta che non vogliamo intraprendere: riteniamo che per giocare siano assolutamente necessari un campo, una palla e la voglia di correre stando insieme, e questo a noi basta.
Anche il nostro sito è autogestito e ci appoggiamo ad una società che con un piccolo contributo ci dà una mano, ma tutto il caricamento e il funzionamento è su base volontaria.
Gli impianti sportivi che utilizzate sono esclusivamente quelli oratoriani? Ne curate anche la preparazione e manutenzione?
L’associazione utilizza esclusivamente gli impianti di proprietà delle parrocchie, e di una parte ne curiamo la manutenzione ed anche le eventuali migliorie, sempre in accordo con loro.
In Sacer utilizziamo sia gli impianti del Centro Sportivo Don Gnocchi sia il campo dell’Oratorio, al Divin Pianto al sabato è di stanza la scuola calcio, mentre al Paolo VI utilizziamo i due campi di calcio e ovviamente la palestra e, come ho detto prima, da quest’anno abbiamo ristrutturato gli spogliatoi per il calcio; stiamo ultimando di attrezzare il campo in terra dell’Oratorio Sacer con panchine e altri accorgimenti; in futuro speriamo di realizzare degli spogliatoi presso l’oratorio del Divin Pianto, per consentire anche ai più piccoli di disporre di un luogo più consono per cambiarsi.
Partecipate alle iniziative promosse dalla locale Consulta dello sport e, più in generale, qual è il vostro rapporto con le altre società sportive cernuschesi?
Abbiamo partecipato alla formazione della Consulta e ne riconosciamo il valore che può rivestire per una città come la nostra. Non abbiamo molti rapporti con altre società, anche se mi piacerebbe riuscire a trovare una forma di collaborazione con loro, per garantire ad ogni nostro ragazzo, che vuole praticare in modo più intensivo lo sport che ama, la possibilità di rimanere a Cernusco. Ad oggi purtroppo abbiamo ragazzi che sono cresciuti da noi e sono emigrati in altri paesi per cercare un offerta sportiva agonistica che Cernusco, oggi, non offre.
Cernusco è considerata una città “sportiva”: per il numero e la qualità degli impianti, per le tante società sportive e per le diverse discipline praticate, concorda?
Non posso che concordare con una tale affermazione, che anzi si è rafforzata grazie alle tante trasferte effettuate negli impianti sportivi della provincia di Milano e non solo. Tra impianti sportivi pubblici e privati e soprattutto grazie anche alla storica vivacità delle società sportive, Cernusco è una città sportiva. A mio parere bisognerebbe accantonare le gelosie tipiche di chi difende il proprio orticello e trovare un percorso comune che accumuni tutte le realtà sportive, probabilmente si tornerà anche a “produrre” talenti sportivi che da un po’ di tempo mancano sul nostro territorio. Sarebbe bello vedere altri come Simone Collio partecipare alle prossime olimpiadi, ma non penso che ciò accadrà.
L’ oratorio si diceva, almeno una volta, che era una fucina di campioni. E anche per Cernusco in passato è stato così. Lo è ancora oggi?
L’oratorio è ancora una fucina di campioni perché non ha modificato il suo messaggio e la sua proposta sportiva. Sono cambiate le realtà esterne che prima attingevano dall’oratorio, grazie a momenti di collaborazione e attenzione, che oggi non trovo più. Fino a quando i settori giovanili saranno considerati la riserva economica per mantenere le società in campionati medio bassi e basta – e non torneranno ad essere il luogo per la crescita di futuri uomini, attraverso una giusta programmazione e guidati da persone con una sana passione e preparazione – i campioni saranno sempre più una rarità
«Giocavo a calcio dappertutto – ha dichiarato Roberto Tricella, come a lei ben noto, calciatore professionista che ha tirato i primi calci in Sacer – ma all’Oratorio le partite diventavano “mitiche”; ci univa la grande passione per il calcio e una bella amicizia». È ancora così?
Se l’amico Roberto ha detto questo non posso che trovarmi d’accordo con lui. Nella mia memoria ho ancora ben presente le incredibili partite disputate tanti anni indietro con magliette bucate e su campi che oggi definirebbero orrendi, ma per noi era come essere a San Siro, felici e sereni: si vinceva e si perdeva, ma alla fine, dopo una bella bevuta ai rubinetti, si era pronti per ricominciare. Dobbiamo ritrovare questo spirito, ma non nei ragazzi, in loro è innato, bensì in noi adulti. Dobbiamo essere capaci di cogliere i veri bisogni delle nostre ragazze e ragazzi, che non sono avere la maglia o le scarpe all’ultima moda esibite dagli atleti di vertice, ma l’essere in campo a correre e a saltare con i loro amici, liberi da ogni costrizione, liberi dal raggiungere ad ogni costo il risultato e dal pensare ad una carriera.
Perché ha deciso di assumere l’impegno, che immagino gravoso, di presidente dell’A.S.O.? La sua passione per lo sport da cosa nasce?
Questa è proprio una bella domanda. Se sono qua oggi tutto deriva dal mio amore per l’oratorio, ma anche per un tiro di qualche amico che mi ha proposto come allenatore di una squadra di calcio qualche anno indietro. E poi la passione ha fatto il resto. Sono molto felice di quella scelta e del cammino che lo sport in oratorio ha fatto. Oggi sono presidente perché mi hanno eletto, in qualità di traghettatore, per l’unione dei gruppi sportivi oratoriani, ma sono pronto a lasciare il posto alle nuove e scalpitanti leve con cui già oggi collaboriamo. La passione per lo sport è parte della mia vita da sempre. Ho praticato fin da piccolo il nuoto, per poi passare attraverso atletica, baseball, e approdare intorno ai 16 anni alla pallavolo, sport che mi ha visto giocatore, non eccelso, dirigente e allenatore: proprio in quest’ultimo ruolo ho avuto grandi soddisfazioni. Assieme ad altri 4 amici dell’oratorio, nel lontano 1983, abbiamo fondato la “Pallavolo AVIS” grazie anche al contributo del compianto Flavio Sirtori, allora presidente dell’AVIS Cernusco.
Non posso però dimenticare anche l’altra passione sportiva, anche se più avventurosa, che è l’alpinismo, che in passato mi ha regalato emozioni e imprese bellissime ma soprattutto amicizie uniche.
Qual è stata la più bella soddisfazione che ha avuto? E la delusione più amara?
Se parliamo di soddisfazioni sportive in veste di allenatore ho provato la maggior gioia quando nel 1995 con la pallavolo Avis abbiamo conquistato la promozione in serie C, soddisfazione ancora più grande della promozione in serie A1 che ho avuto modo di vivere come vice allenatore.
La delusione più amara, onestamente non riesco ad individuarla con precisione, non perché non ve ne siano state, ma perché credo che anche la sconfitta sportiva, se arriva dopo una dura battaglia in cui tu hai dato tutto quello che potevi dare e hai riconosciuto il valore del tuo avversario, non può essere una delusione, in quanto sei stato parte di un evento sportivo vero ed importante. Se non si riesce ad accettare la sconfitta, al pari della vittoria, vuol dire che non si è capito nulla dello sport e della sua filosofia. La vera delusione è non riuscire a vivere lo sport per quello che è, ognuno con le proprie capacità psicofisiche. Delusione è ricorrere a mezzi strani per assicurarsi una prestazione drogata, delusione è usare lo sport per perseguire scopi che nulla hanno a che vedere con la prestazione sportiva, e grazie a Dio ad oggi non ho avuto delusioni.
Fin quando lo sport di base potrà contare su dirigenti così appassionati, potremo stare tranquilli che saprà assolvere alla sua importante funzione educativa. “Educare alla vita buona del Vangelo con lo sport”, campeggiava su un recente manifesto del C.S.I.: cosa che l’A.S.O. ci sembra faccia in modo molto semplice e concreto, accompagnando i piccoli atleti nella loro crescita, umana e sportiva. Facendo così dello sport – come affermato in un altro bel messaggio promozionale – anche “un luogo di relazioni significative”. C’è da prendere atto che l’A.S.O. offre una proposta sportiva di qualità – a dimostrazione che lo “sport in oratorio” non è sinonimo di sport di serie inferiore – e per questo non possiamo non guardare ad essa con grande simpatia e particolare attenzione, perché ci ricorda pure un’importante tradizione, soprattutto calcistica, del nostro oratorio, che ha saputo sfornare autentici campioni da serie “A”.