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Papa Francesco, tre strade: educazione, sport e posti di lavoro! Papa Francesco, tre strade: educazione, sport e posti di lavoro! 10 Giugno 2014 - Andrea Brizzolari Riportiamo sul nostro sito il discorso che papa Francesco ha tenuto davanti alle tantissime donne e uomini di sport, della grande famiglia al CSI, che sabato 7 giugno erano presenti in piazza san Pietro per l'incontro con le società sportive. "Vi ringrazio per la vostra presenza – siete tanti! – e ringrazio il Presidente per le sue cortesi parole. È una vera festa dello sport quella che stiamo vivendo insieme qui in Piazza San Pietro, che oggi ospita anche dei campi di gioco. Ed è molto buono che abbiate voluto festeggiare il vostro settantesimo compleanno non da soli, ma con l’intero mondo sportivo italiano rappresentato dal CONI, e soprattutto con tante società sportive. Complimenti! Adesso manca solo la torta, per festeggiare il 70.mo compleanno!Il saluto più grande è per voi, cari atleti, allenatori e dirigenti delle società sportive. Conosco e apprezzo il vostro impegno e la vostra dedizione nel promuovere lo sport come esperienza educativa. Voi, giovani e adulti che vi occupate dei più piccoli, attraverso il vostro prezioso servizio siete veramente a tutti gli effetti degli educatori. E’ un motivo di giusto orgoglio, ma soprattutto è una responsabilità! Lo sport è una strada educativa. Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini. La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché?Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. Non dimenticate questo. A voi, sportivi, a voi, dirigenti, e anche a voi, uomini e donne della politica: educazione, sport e posti di lavoro!E’ importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo.Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un "pareggio" mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, "mediocremente pareggiate": no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre!Nelle società sportive si impara ad accogliere. Si accoglie ogni atleta che desidera farne parte e ci si accoglie gli uni gli altri, con semplicità e simpatia. Invito tutti i dirigenti e gli allenatori ad essere anzitutto persone accoglienti, capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno, soprattutto ai meno fortunati, un’opportunità per esprimersi.E voi, ragazzi, che provate gioia quando vi viene consegnata la maglietta, segno di appartenenza alla vostra squadra, siete chiamati a comportarvi da veri atleti, degni della maglia che portate. Vi auguro di meritarla ogni giorno, attraverso il vostro impegno e anche la vostra fatica.Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: "Ma questo vuole mangiarsi il pallone per se stesso!". No, questo è individualismo: non mangiatevi il pallone, fate gioco di squadra, di équipe.Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità.Tanti educatori, preti e suore sono partiti anche dallo sport per maturare la loro missione di uomini e di cristiani. Io ricordo in particolare una bella figura di sacerdote, il Padre Lorenzo Massa, che per le strade di Buenos Aires ha raccolto un gruppo di giovani intorno al campo parrocchiale e ha dato vita a quella che poi sarebbe diventata una squadra di calcio importante.Tante delle vostre società sportive sono nate e vivono "all’ombra del campanile", negli oratori, con i preti, con le suore. E’ bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. Se non c’è il gruppo sportivo, manca qualcosa.Ma questo gruppo sportivo dev’essere impostato bene, in modo coerente con la comunità cristiana, se non è coerente è meglio che non ci sia! Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo.Allora, auguri al Centro Sportivo Italiano per i suoi 70 anni! E auguri a tutti voi! Ho sentito prima che mi avete nominato vostro capitano: vi ringrazio. Da capitano vi sprono a non chiudervi in difesa: non chiudetevi in difesa, ma a venire in attacco, a giocare insieme la nostra partita, che è quella del Vangelo.Mi raccomando: che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città: insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia. Ricordate sempre queste tre strade: la scuola, lo sport e i posti di lavoro. Cercate sempre questo. E io vi assicuro che su questa strada non ci sarà la dipendenza dalla droga, dall’alcol e da tanti altri vizi.Cari fratelli e sorelle, siamo alla vigilia di Pentecoste: invoco su di voi una abbondante effusione dello Spirito Santo, che con i suoi doni vi sostenga nel vostro cammino e vi renda testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù Risorto. Vi benedico e prego per voi, e vi chiedo di pregare per me, perché anche io devo fare il mio gioco che è il vostro gioco, è il gioco di tutta la Chiesa! Pregate per me perché possa fare questo gioco fino al giorno in cui il Signore mi chiamerà a sé". Grazie. Leggi tutto Condividi «Aiutate i ragazzi a “giocarsi” in ogni momento della vita» «Aiutate i ragazzi a “giocarsi” in ogni momento della vita» 19 Dicembre 2013 - Andrea Brizzolari Il ruolo educativo e formativo degli allenatori sportivi sottolineato dal cardinale Scola nell’affollato incontro natalizio svoltosi al Centro diocesano. Presentato il documento “Il tesoro del campo” «Il Natale è come una finta nel calcio. Un momento di sospensione della giocata che ti fa vincere il tackle. Così nella nostra quotidianità deve essere una battuta di distacco che ci consente di riacciuffare il senso della vita». Il cardinale Angelo Scola esordisce azzardando un paragone che rivela una certa competenza nell’argomento calcistico. Guadagnando così punti sui suoi ascoltatori: gli allenatori delle 850 società sportive degli oratori della diocesi. Che da quel momento iniziano ad ascoltare le sue parole, sembra, con ancora più attenzione. Cuore rossonero, Scola confessa che non si aspettava una così ampia partecipazione, «vista la concomitanza del posticipo di campionato, Milan-Roma». E invece a decine riempiono la sala di via Sant’Antonio, per i consueti auguri natalizi che l’Arcivescovo di Milano rivolge agli sportivi ambrosiani. Nel 2012 ha incontrato i dirigenti, ora tocca a chi siede in panchina. «Per i ragazzi - spiega Scola - voi allenatori siete delle figure mitiche, avete un grande peso su di loro». E quindi «siete fondamentali per superare due dei problemi di questa epoca: la frammentazione e il narcisismo». Il primo, dovuto alle tante attività quotidiane di giovani e giovanissimi, si supera puntando all’unità, con un patto educativo che aiuti i ragazzi ad attraversare i tanti territori che sono sconnessi tra loro: la scuola, il catechismo, la lezione di musica, la famiglia, gli allenamenti. «Aiutiamo i ragazzi - chiede l’Arcivescovo - a giocare loro stessi in ogni momento della giornata. Voi potete farlo più di altri - aggiunge rivolto agli allenatori - perché nel frammento sport il ragazzo investe la totalità dell’io molto più che negli altri ambiti. A partire dall’utilizzo del corpo come strumento di espressione di sé».  Anche contro il narcisismo la ricetta è «un’alleanza educativa - sostiene Scola -, la fusione di comunità educanti che coinvolgono tutte le persone coinvolte nella crescita dei ragazzi». A introdurre il saluto dell’Arcivescovo, una serie di campioni anticipati dal Vicario di settore monsignor Pierantonio Tremolada, che parla dello sport come elemento «che ha a che fare con la bellezza e la verità della vita». Charlie Recalcati nel basket ha vinto tutto da giocatore, quasi tutto da allenatore ed è il coach dell’indimenticabile argento della Nazionale azzurra alle Olimpiadi di Atene. Risultati ottenuti partendo dall’oratorio «e portando in Nazionale un po’ dello spirito dell’oratorio», rivela. Vale a dire «quell’atteggiamento che ti fa riconoscere con serenità i limiti tuoi e del tuo compagno: è il primo passo per iniziare a superarli». Percorso simile a quello di Pierluigi Marzorati, presidente del Coni Lombardia, che sottolinea i valori dello sport come fondamento per una crescita umana. È sempre basket, ma in sedia a rotelle, quello che allena Dionigi Cappelletti: «Nello sport come nella vita - spiega a partire dalla sua esperienza -, a fare la differenza sono le motivazioni. Non solo il giocare, ma il perché». L’intervento entusiasta di Marco Caccianiga, responsabile della scuola calcio del Varese, racconta la realtà di una società professionistica «in cui i piccoli non sono selezionati per vincere. In tenera età è facile ottenere vittorie, basta scegliere dieci bambini più sviluppati dal punto di vista motorio». E invece a Varese giocano tutti, «e abbiamo provato addirittura a perdere 48-0, contro l’Atalanta. Ma all’allenamento due giorni dopo i bambini c’erano ancora tutti. Questo è il vero risultato». Senza trascurare però, aggiunge, «il desiderio di vincere: è quello a cui puntiamo: è necessario, è ciò che insegna a essere tenaci». Don Alessio Albertini, segretario della Commissione diocesana sport, e don Samuele Marelli, direttore della Fom, concludono snocciolando i numeri dello sport parrocchiale in Diocesi: 850 società, 80 mila iscritti, 10 mila adulti impegnati a vario titolo come tecnici o dirigenti. A loro è affidato Il tesoro del campo. Sport, educazione, comunità, un agile libretto di 20 pagine che vuole servire da guida affinché le società siano sempre più luogo di educazione. Per considerare i ragazzi, come vi si legge, «innanzitutto come persone, coinvolte in un processo di sviluppo al quale lo sport può contribuire». È il mandato dell'Arcivescovo a tutte le squadre a tutti gli allenatori, affinché siano «uomini capaci di dare ai ragazzi le giuste motivazioni» sul campo da gioco e quindi nella vita.   Leggi tutto Condividi la meledizione del 2 a 1 la meledizione del 2 a 1 26 Maggio 2013 - Vincenzo Lopresti Sabato 25 maggio 2013 si è disputata la finale di un torneo di Seggiano per il primo e secondo posto.Le due squadre erano Precotto e Aso blu; certamente, loro partivano NETTAMENTE favoriti dopo la pesante batosta subita per 7-0 nel girone.Noi, però, eravamo carichi, forse anche più di loro perchè sicuramente ci avranno sottovalutato ma noi eravamo disposti a dare tutto essendo una finale e pure l'ultima partita della stagione.Dopo il riscaldamento l'arbitro fischia per richiamare l'attenzione delle due squadre e chiama, a uno a uno, tutti i giocatori col microfono per l'ingresso in campo.Si vedeva, noi eravamo entrati tutti in partita ma loro, essendo più forti, trovano l'1-0 su punizione e subito dopo il 2-0.Noi non molliamo perchè si vedeva evidentemente che eravamo in partità ma il lato negativo è che, dopo neanche 10 minuti siamo già sotto di due reti.Cerchiamo di non peggiorare la situazione e finisce il primo tempo. Non c'è un attimo di tregua e subito ricomincia il secondo tempo. Troviamo il gol con un azione semplice: Rinvio lungo di Dario il portiere, stop di gino e matteo che dal limite dell'area non perdona.2-1. La partita magicamente e meritatamente si riapre.NOI cerchiamo in tutti i modi di trovare il secondo gol quando, a circa 7-8 minuti dalla fine, Citino salta l'uomo e viene sgambettato in area di rigore.Rigore netto!E invece no, l'arbitro lascia proseguire con lo stupore di tutti.Passa poco e Nicolas, davanti al portiere, non riesce a insaccare la palla in rete da distanza ravvicinata. Non rischiamo più niente ma non basta.Finisce così la partita con il risultato di 2-1 in favore del Precotto che non ha assolutamente meritato.Si conclude così la stagione, con una sconfitta ma con grande soddisfazione per come abbiamo disputato la gara convinti di aver dato tutto.Subito dopo, festeggiamo il compleanno di Andrea Torriani e di Matteo mangiando panini con salamelle e varie torte. LUCA DEL GIUDICE (atleta) Leggi tutto Condividi Intervista al presidente A.S.O. 04 Ottobre 2011 - Alessandro Raimondi ALESSANDRO RAIMONDI: “PER L’A.S.O. LO SPORT È MOMENTO DI EDUCAZIONE, DI CRESCITA E DI IMPEGNO”   Come redazione di Voce Amica e CernuscoInsieme, abbiamo incontrato il presidente dell’Associazione Sportiva Oratori (A.S.O.) Cernusco, Alessandro Raimondi, e con lui abbiamo cercato di capire che cosa si nasconde dietro gli importanti numeri che caratterizzano questo sodalizio, ufficialmente costituitosi da poco più di un anno. Prima però abbiamo chiesto al nostro interlocutore di presentarsi, anche se è un volto molto conosciuto in città.  «Ho 48 anni e sono felicemente sposato con Natalia e padre di Francesco e Riccardo; figlio di Umberto e Laura nonché fratello di don Luca. Vivo a Cernusco praticamente da sempre. Innamorato dell’Oratorio e delle sue proposte, grazie al cammino percorso nella adolescenza e anche dopo con don Angelo Viganò. Lavoro come funzionario presso il Comune di Cernusco, Nella comunità pastorale Famiglia di Nazaret ho vissuto diverse esperienze: da animatore a responsabile in oratorio, membro del consiglio pastorale e della commissione tecnica, membro del CEAF.  Appassionato di alpinismo, che ho praticato con tanti amici sulle fantastiche vette e pareti italiane, sportivo da sempre , dai mitici partitoni all’oratorio fino ai palazzetti dello sport, come allenatore di pallavolo con alcune società e in diverse categorie,  ruolo che ancora oggi ricopro con la squadra Open maschile dell’ASO. Ho avuto l’onore di essere un co-fondatore, assieme agli amici Paolo, Giorgio e Ambrogio, della società pallavolo Avis, con il fondamentale aiuto di Mario Spinelli e Flavio Sirtori della locale sezione donatori. Dal 1997 ho accantonato l’impegno sportivo per dedicarmi interamente alla famiglia. Nel  2003 sono entrato a far parte dell’AS SACER, in cui ho ricoperto il ruolo di direttore sportivo e recentemente ho partecipato al percorso di unione delle due società sportive oratoriane, fino all’assemblea del 29 giugno 2010, dove sono stato eletto consigliere e successivamente presidente.» Forte dell’esperienza dell’AS Sacer e del GSO Paolo VI, il 29 giugno 2010 è stata costituita l’A.S.O.  Dopo oltre un anno di attività, le ragioni di quella scelta si sono rafforzate oppure no? Assolutamente si! Sono convinto che un tale percorso si sta rivelando giorno dopo giorno vincente e convincente. Richiamo solo due ragioni, ma ve ne sono molte altre. La prima: la condivisione con la comunità pastorale del cammino educativo giovanile che vede tutte le attività coinvolte in Oratorio parlare all’unisono e in modo coerente con tutti. Tutti i nostri allenatori e dirigenti conoscono, condividono e propongono le varie iniziative pastorali, si compila il calendario degli impegni sportivi rispettando tutti gli impegni pastorali. Il nostro statuto, in modo chiaro e trasparente, testualmente recita: «L’associazione, opera in uno spirito di partecipazione e in unità d’intenti con la Comunità Pastorale “Famiglia di Nazareth” di Cernusco sul Naviglio, con gli oratori delle sue parrocchie e con le sue componenti. L’Associazione partecipa attivamente all’ideazione, alla definizione e alla costruzione del progetto di “educare attraverso lo sport” all’interno del Progetto pastorale unitario, assumendone un impegno “morale e fattivo” rispetto alla sua attuazione secondo uno stile di “laicato maturo e responsabile».  La seconda: la condivisione degli spazi dedicati all’attività sportiva, presenti nei nostri oratori, consente lo svolgimento di attività varie e un loro utilizzo più funzionale, che ci ha portato ad aumentare le nostre squadre.  Aderite al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) - un ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI  - che ha un preciso progetto educativo e che penso sia anche il vostro. Ce lo può riassumere brevemente? La scelta di far parte del C.S.I. è una scelta di continuità con i precedenti gruppi sportivi oratoriani. Il CSI, a mio parere, è la casa dello sport in Oratorio, in assoluta condivisione con la Diocesi e la FOM (Fondazione Oratori Milanesi). Lo statuto del CSI e il nostro riportano negli scopi, la necessità di proporre un movimento sportivo che viva l’esperienza dell’sport come momento di educazione, di crescita, di impegno, ispirandosi alla visione cristiana dell’uomo. Attualmente anche i rapporti con il CSI sono intensi e condividiamo anche diverse iniziative, cito ad esempio la recente Coppa San Vittore, un torneo di calcio disputato in carcere a seguito di un progetto sociale del CSI. Un impegno anche maggiore da parte nostra nel partecipare alla vita del CSI non può che migliorare la nostra proposta educativa e sportiva.  “Per un allenatore giovanile il vero successo è trasmettere ai ragazzi valori che abbiano un solido fondamento etico e siano essenziali e funzionali a un cammino responsabile e consapevole nella società”. La ricetta indicata da Cesare Prandelli, allenatore della nazionale di calcio professionisti, è anche la vostra? Le parole di Prandelli sono molto belle e cariche di significato, noi ci ritroviamo in queste parole e da sempre sono parte del nostro modo di crescere insieme praticando uno sport, insegnando il rispetto delle regole e degli avversari, il significato di squadra, l’importanza del gruppo e soprattutto il saper vincere e il saper accettare la sconfitta. Sono principi che accompagnano ogni persona nel cammino della vita e non solo in quello sportivo. D’altro canto faccio molta fatica a credere che una società che persegue obiettivi sportivi ed economici all’interno di società professioniste o semi professioniste riesca a mettere in pratica un impegno così bello.  “Vorrei che i genitori portassero i figli a fare sport con il solo scopo di farli star meglio e non perché un giorno potrebbero diventare ricchi e famosi.” Quello che ha detto il ginnasta Jury Chechi trova riscontro nella sua esperienza? I genitori che iscrivono i loro figli alla vostra associazione sono già consapevoli  dei valori e delle scelte che vi caratterizzano?  Il rapporto genitori, figli e sport, da sempre è un problema per tutte le società sportive. E noi non siamo da meno. Abbiamo anche vissuto alcuni episodi, per fortuna rari e circoscritti, in cui i genitori hanno tentato di prevaricare le aspettative dei figli, sostituendole con le loro.A questo tema sia il CONI, che il CSI e pure la Commissione Diocesana per lo sport, stanno dedicando parecchie iniziative e incontri. Noi cerchiamo di essere chiari fin da subito, illustrando i nostri scopi ed il nostro modo d’intendere lo sport, e riusciamo a far capire che da noi l’importante è giocare tutti e divertirsi. Ci sono state famiglie che ci hanno lasciato, preferendo optare per altre scelte, ma dopo pochi anni, o a volte anche l’anno successivo, tornare da noi su esplicita richiesta dei loro figli. Sono le nostre piccole soddisfazioni.  Quante persone (giocatori, allenatori, dirigenti, collaboratori … ) sono coinvolte nell’attività dell’associazione? Quante le squadre che partecipano ai campionati nella stagione appena iniziata e in quali discipline?   Attualmente oltre al consiglio direttivo composto da 9 persone, vi sono almeno tre responsabili per ogni squadra, oltre alle mamme della segreteria, che in questi giorni stanno lavorando intensamente, e ad alcuni collaboratori che si occupano del sito, dei rapporti con il CSI eccetera. In tutto siamo circa 115 tra giovani ed adulti che con il loro impegno consentono a tutti i nostri atleti di giocare.Le squadre in totale son 32, suddivise in 9 squadre per la pallavolo e 23 per il calcio, che  a sua volta è diviso in 9 squadre che disputano campionati di calcio a 11 e 14 squadre campionati di calcio a 7. A questi si devono aggiungere le ragazzine del minivolley, i ragazzini della scuola calcio e gli adulti che praticano attività motoria. La passata stagione abbiamo tesserato oltre 1.000 persone e pensiamo di riconfermarci su questi numeri anche quest’anno. Comunque, chiunque vuole darci una mano è ben accetto, abbiamo sempre bisogno di persone disponibili ad aiutarci, in quanto l’impegno è importante e costante.  Gli atleti riescono a conciliare l’impegno richiesto dalla pratica sportiva (allenamenti e partite ufficiali) con quelli  della scuola e delle iniziative oratoriane? Come ho detto prima è una nostra priorità essere in assoluta sintonia con la pastorale giovanile e pertanto proporre allenamenti e gare che non si sovrappongono con altri impegni pastorali. Per perseguire questo cammino cerchiamo d’inserire in ogni squadra uno o più educatori dello stesso gruppo, al fine di creare un legame ancora più forte tra i ragazzi e l’oratorio. Gli impegni scolastici fino ad oggi non ci hanno mai creato problemi, anche se sarebbe bello un giorno riuscire a trovare una collaborazione con le scuole.  Quali i risultati più importanti conseguiti nello scorso anno? Pur essendo una società “giovane” e quindi ancora in fase di crescita anche dal punto di vista sportivo, al nostro primo anno, abbiamo centrato l’opportunità di disputare diverse finali provinciali, sia nel torneo invernale che in quello primaverile: siamo vicecampioni provinciali con gli under 14 a 11, protagonisti di una tiratissima finale; abbiamo vinto il premio Fair play con le ragazze Top Junior della pallavolo, ma soprattutto siamo arrivati terzi nel Grande Slam, l’onorificenza più significativa del CSI, attribuita ogni anno alle tre società che più si distinguono per partecipazione complessiva e che ottengono risultati associativi, tecnici e disciplinari di rilievo. Simili risultati al primo anno di vita penso siano una grande soddisfazione per tutti noi.  Come vi sostenete finanziariamente? Tutto è fatto con volontari? È così anche per il vostro sito web? Le quote che ogni famiglia versa ci consentono di sostenere i costi per l’iscrizione ai campionati, il tesseramento, le tasse gara, i costi per l’uso degli impianti sportivi e la tenuta da gara. Il sostegno di qualche amico ci consente di operare anche qualche investimento strutturale (abbiamo ultimato da poco la ristrutturazione degli spogliatoi all’Oratorio Paolo VI), ma l’attuale situazione economica non ci consente di far di più. Altre realtà riescono, alzando le quote a garantire maggior materiale agli atleti, ma è una scelta che non vogliamo intraprendere: riteniamo che per giocare siano assolutamente necessari un campo, una palla e la voglia di correre stando insieme, e questo a noi basta.Anche il nostro sito è autogestito e ci appoggiamo ad una società che con un piccolo contributo ci dà una mano, ma tutto il caricamento e il funzionamento è su base volontaria.  Gli impianti sportivi che utilizzate sono esclusivamente quelli oratoriani? Ne curate anche la preparazione e manutenzione? L’associazione utilizza esclusivamente gli impianti di proprietà delle parrocchie, e di una parte ne curiamo la manutenzione ed anche le eventuali migliorie, sempre in accordo con loro.In Sacer utilizziamo sia gli impianti del Centro Sportivo Don Gnocchi sia il campo dell’Oratorio, al Divin Pianto al sabato è di stanza la scuola calcio, mentre al Paolo VI utilizziamo i due campi di calcio e ovviamente la palestra e, come ho detto prima, da quest’anno abbiamo ristrutturato gli spogliatoi per il calcio; stiamo ultimando di attrezzare il campo in terra dell’Oratorio Sacer con panchine e altri accorgimenti; in futuro speriamo di realizzare degli spogliatoi presso l’oratorio del Divin Pianto, per consentire anche ai più piccoli di disporre di un luogo più consono per cambiarsi.  Partecipate alle iniziative promosse dalla locale Consulta dello sport e, più in generale, qual è il vostro rapporto con le altre società sportive cernuschesi? Abbiamo partecipato alla formazione della Consulta e ne riconosciamo il valore che può rivestire per una città come la nostra. Non abbiamo molti rapporti con altre società, anche se mi piacerebbe riuscire a trovare una forma di collaborazione con loro, per garantire ad ogni nostro ragazzo, che vuole praticare in modo più intensivo lo sport che ama, la possibilità di rimanere a Cernusco. Ad oggi purtroppo abbiamo ragazzi che sono cresciuti da noi e sono emigrati in altri paesi per cercare un offerta sportiva agonistica che Cernusco, oggi,  non offre.  Cernusco è considerata una città “sportiva”: per il numero e la qualità degli impianti, per le tante società sportive e per le diverse discipline praticate, concorda? Non posso che concordare con una tale affermazione, che anzi si è rafforzata grazie alle tante trasferte effettuate negli impianti sportivi della provincia di Milano e non solo. Tra impianti sportivi pubblici e privati e soprattutto grazie anche alla storica vivacità delle società sportive, Cernusco è una città sportiva. A mio parere bisognerebbe accantonare le gelosie tipiche di chi difende il proprio orticello e trovare un percorso comune che accumuni tutte le realtà sportive, probabilmente si tornerà anche a “produrre” talenti sportivi che da un po’ di tempo mancano sul nostro territorio. Sarebbe bello vedere altri come Simone Collio partecipare alle prossime olimpiadi, ma non penso che ciò accadrà.  L’ oratorio si diceva, almeno una volta, che era una fucina di campioni. E anche per Cernusco in passato è stato così. Lo è ancora oggi? L’oratorio è ancora una fucina di campioni perché non ha modificato il suo messaggio e la sua proposta sportiva. Sono cambiate le realtà esterne che prima attingevano dall’oratorio, grazie a momenti di collaborazione e attenzione, che oggi non trovo più. Fino a quando i settori giovanili saranno considerati la riserva economica per mantenere le società in campionati medio bassi e basta - e non torneranno ad essere il luogo per la crescita di futuri uomini, attraverso una giusta programmazione e guidati da persone con una sana passione e preparazione - i campioni saranno sempre più una rarità «Giocavo a calcio dappertutto – ha dichiarato Roberto Tricella, come a lei ben noto, calciatore professionista che ha tirato i primi calci in Sacer – ma all’Oratorio le partite diventavano “mitiche”; ci univa la grande passione per il calcio e una bella amicizia». È ancora così? Se l’amico Roberto ha detto questo non posso che trovarmi d’accordo con lui. Nella mia memoria ho ancora ben presente le incredibili partite disputate tanti anni indietro con magliette bucate e su campi che oggi definirebbero orrendi, ma per noi era come essere a San Siro, felici e sereni: si vinceva e si perdeva, ma alla fine, dopo una bella bevuta ai rubinetti, si era pronti per ricominciare. Dobbiamo ritrovare questo spirito, ma non nei ragazzi, in loro è innato, bensì in noi adulti. Dobbiamo essere capaci di cogliere i veri bisogni delle nostre ragazze e ragazzi, che non sono avere la maglia o le scarpe all’ultima moda esibite dagli atleti di vertice, ma l’essere in campo a correre e a saltare con i loro amici, liberi da ogni costrizione, liberi dal raggiungere ad ogni costo il risultato e dal pensare ad una carriera. Perché ha deciso di assumere l’impegno, che immagino gravoso, di presidente dell’A.S.O.? La sua passione per lo sport da cosa nasce? Questa è proprio una bella domanda. Se sono qua oggi tutto deriva dal mio amore per l’oratorio, ma anche per un tiro di qualche amico che mi ha proposto come allenatore di una squadra di calcio qualche anno indietro. E poi la passione ha fatto il resto. Sono molto felice di quella scelta e del cammino che lo sport in oratorio ha fatto. Oggi sono presidente perché mi hanno eletto, in qualità di traghettatore, per l’unione dei gruppi sportivi oratoriani, ma sono pronto a lasciare il posto alle nuove e scalpitanti leve con cui già oggi collaboriamo.  La passione per lo sport è parte della mia vita da sempre. Ho praticato fin da piccolo il nuoto, per poi passare attraverso atletica, baseball, e approdare intorno ai 16 anni alla pallavolo, sport che mi ha visto giocatore, non eccelso, dirigente e allenatore: proprio in quest’ultimo ruolo ho avuto grandi soddisfazioni. Assieme ad altri 4 amici dell’oratorio, nel lontano 1983, abbiamo fondato la “Pallavolo AVIS” grazie anche al contributo del compianto Flavio Sirtori, allora presidente dell’AVIS Cernusco. Non posso però dimenticare anche l’altra passione sportiva, anche se più avventurosa, che è l’alpinismo, che in passato mi ha regalato emozioni e imprese bellissime ma soprattutto amicizie uniche.  Qual è stata la più bella soddisfazione che ha avuto? E la delusione più amara? Se parliamo di soddisfazioni sportive in veste di allenatore ho provato la maggior gioia quando nel 1995 con la pallavolo Avis abbiamo conquistato la promozione in serie C, soddisfazione ancora più grande della promozione in serie A1 che ho avuto modo di vivere come vice allenatore.La delusione più amara, onestamente non riesco ad individuarla con precisione, non perché non ve ne siano state, ma perché credo che anche la sconfitta sportiva, se arriva dopo una dura battaglia in cui tu hai dato tutto quello che potevi dare e hai riconosciuto il valore del tuo avversario, non può essere una delusione, in quanto sei stato parte di un evento sportivo vero ed importante. Se non si riesce ad accettare la sconfitta, al pari della vittoria, vuol dire che non si è capito nulla dello sport e della sua filosofia. La vera delusione è non riuscire a vivere lo sport per quello che è, ognuno con le proprie capacità psicofisiche. Delusione è ricorrere a mezzi strani per assicurarsi una prestazione drogata, delusione è usare lo sport per perseguire scopi che nulla hanno a che vedere con la prestazione sportiva, e grazie a Dio ad oggi non ho avuto delusioni.  Fin quando lo sport di base potrà contare su dirigenti così appassionati, potremo stare tranquilli che saprà assolvere alla sua importante funzione educativa. “Educare alla vita buona del Vangelo con lo sport”, campeggiava su un recente manifesto del C.S.I.: cosa che l’A.S.O. ci sembra faccia in modo molto semplice e concreto, accompagnando i piccoli atleti nella loro crescita, umana e sportiva. Facendo così dello sport – come affermato in un altro bel messaggio promozionale  – anche “un luogo di relazioni significative”.  C’è da prendere atto che l’A.S.O. offre una proposta sportiva di qualità – a dimostrazione che lo “sport in oratorio” non è sinonimo di sport di serie inferiore - e per questo non possiamo non guardare ad essa con grande simpatia e particolare attenzione, perché ci ricorda pure un’importante tradizione, soprattutto calcistica, del nostro oratorio, che ha saputo sfornare autentici campioni da serie “A”. Leggi tutto Condividi Nuovo anno, ASO avanti tutta Nuovo anno, ASO avanti tutta 29 Settembre 2011 - Alessandro Raimondi Carissimi amici, dopo aver concluso una stagione effervescente ed incredibile, esaltante e ricca di soddisfazioni , una stagione in cui  abbiamo affrontato anche qualche inconveniente dovuto alla nostra giovane età,   siamo pronti per iniziare una nuova avventura altrettanto intensa e mi auguro ricca di soddisfazioni. Venerdì 23 settembre sono stato invitato dal CSI per partecipare al Gran Galà, una serata dove venivano premiate le società che hanno ottenuto i migliori risultati della stagione appena terminata, e noi siamo stai premiati in quanto classificati al terzo posto del GRANDE SLAM, ovvero il prestigioso riconoscimento che il CSI conferisce alle società che più si distinguono per partecipazione complessiva e che ottengono risultati associativi, tecnici e disciplinari di rilievo. Un simile risultato al primo anno di vita penso sia una grande soddisfazione per tutti noi, e nel contempo deve spronarci ad andare oltre cercando di migliorarci. Ora ci aspetta un nuovo compito, altri campionati da affrontare, risultati da migliorare o confermare, un cammino che può solo aspirare a migliorare il nostro ruolo ed il nostro contributo a tutta la nostra comunità , religiosa e civile. Non possiamo pensare di vivere lo sport, come momento fine a se stesso, ma dobbiamo viverlo come momento di crescita inserito in un contesto dove l’uomo è prima di ogni cosa, dove ognuno deve sentirsi amato e benvoluto, questo deve essere il nostro spirito. La mia più grande soddisfazione sarebbe veder confermato il numero degli associati, non come un risultato numerico vincente, ma come conferma di essere parte di un grande gruppo dove chi sta con noi si trova bene e torna contento. Con questo spirito sono sicuro che vivremo una stagione positiva, a partire dai piccoli amici della scuola calcio o dalle signorine del minivolley, fino ad arrivare agli squadroni dell’aziendale o dell’open, riscopriremo la voglia di giocare insieme con intensità e passione , dando tutto ciò che abbiamo, perché questa è la vittoria più bella , arrivare in fondo ansimanti ed esausti , ma felici per essere stati parte di un grande evento con le amiche o gli amici più cari. Non dobbiamo dimenticare che quest’anno per la nostra comunità e per tutte le famiglie è un anno importante, Milano vedrà lo svolgersi del 7^ incontro mondiale delle famiglie, che vedrà tra noi il Santo Padre, un evento che non possiamo lasciar passare con indifferenza, ma che dovrà vederci protagonisti assieme a tutta la nostra comunità, perché nel nostro gruppo le famiglie sono l’ossatura portante e quindi un evento simile deve essere una nostra priorità. In bocca al lupo a tutti e spero d’incontrarvi sui nostri campi, un abbraccio Alessandro Leggi tutto Condividi